“Genocidio è un termine che ha un valore. Prima di essere coniato è stato associato a determinati fatti, quindi l’uso di quel termine proposto dalla massima autorità religiosa del mondo cattolico così importante nei rapporti tra le religioni, evidentemente crea grande preoccupazione”.

 

Mario Venezia, Presidente della Fondazione Museo della Shoah di Roma, risponde così alle parole del Papa che suggerisce di aprire una indagine per genocidio su cio’ che è avvenuto a Gaza.

 

Perché? Che idea si è fatto?

 

“Perché? Perché comunque diciamo che se non c’è una sintonia tra le grandi religioni metto anche in questo la religione musulmana, oltre

quella cattolica e quella ebraica, è chiaro che certi ragionamenti si fanno solo sulla carta.

È importante che ci siano delle forme di vera condivisione e di comprensione di quello che è l’altro. Allora l’uso della parola genocidio, chiaramente non ci trova d’accordo”.

 

Quali le differenze?

 

‘Quando si è verificata la Shoah c’erano stati in precedenza dei pogrom, segregazioni nei confronti del popolo ebraico; questo a vario titolo per vari secoli in diverse località. Ma non si era mai arrivati a tanto, uno sterminio sistematico del popolo ebraico, ovunque si trovasse nel mondo.

Quello era un desiderio, diciamo un disegno criminale, di estinzione completa complessiva

di un popolo, il popolo ebraico, ovunque fosse. Quindi quando c’è stato il pogrom, o meglio la cattura degli ebrei ungheresi, trasferiti nei campi di sterminio e uccisi in 400.000 unità, la Germania si stava ritirando, le truppe tedesche si stavano ritirando, eppure hanno destinato uomini e mezzi per catturare gli ebrei ungheresi e per sterminarli. Questa è la volontà genocida. Ecco che la parola genocidio nasce in occasione proprio di questo fenomeno. Ora, comparare un genocidio non per le dimensioni ma per le finalità a quanto avvenuto il 7 ottobre mi sembra poco coerente” 

 

Che rapporti intercorrono con la Santa Sede?

 

“Il dialogo con la Santa Sede è solido e va avanti da anni nel migliore dei modi con i massimi vertici dell’ebraismo. Basti pensare che nel 2022 proprio in Vaticano è stata ospitata una importante delegazione del World Jewish Congress. E” chiaro che in questo momento in cui c’è una guerra in corso l’uso delle parole va probabilmente pesato in modo diverso rispetto al solito’.

 

Dopo il 7 ottobre ci sono state manifestazioni forti contro Israele. Cosa ne pensa.

 

“E’ incredibile che dopo che una nazione, uno Stato, un popolo, colpito in modo incredibile da un’azione puramente terroristica che ha portato a morti e rapimenti, ci sia poi una reazione a quella che è stata la risposta israeliana. Che cosa avrebbe dovuto fare Israele secondo questi denigratori? Fermarsi, aspettare, mettere degli striscioni?. Si opera in una zona mediorientale dove esistono anche degli equilibri di forza importanti. Israele ha reagito perché ha cercato in qualche modo di liberare gli ostaggi. Ma nessuno se ne sta preoccupando. Mi domando, quante delegazioni internazionali hanno visitato gli ostaggi? Non ce n’è una, lo dico con certezza, questo è un punto sicuramente significativo”.

 

Oggi si apre anche il fronte siriano.

 

‘Gli interessi internazionali sulla Siria sono molteplici. Il regime di Assad è sostenuto dalla Russia , che ha importanti basi militari in Siria e dall’Iran che utilizza il Paese come centro logistico per uomini e mezzi .Contro Assad la confinante Turchia che vuole esercitare il controllo sulle zone abitate dai Curdi .Lo scontro tra gruppi interni assume quindi significati più ampi”.

 

Giorni fa sono stati stanziati dei fondi importanti per ristrutturare degli stabili, uno in particolare che verrà poi adibito al liceo della cultura ebraica, e quanto è importante oggi consolidare e anche condividere qui in Italia la cultura ebraica?

 

‘Ma direi che la cultura ebraica e la conoscenza della cultura ebraica è fondamentale per conoscere la cultura occidentale. Giorni fa sono stati stanziati dei fondi importanti per ristrutturare degli stabili, uno in particolare che verrà poi adibito al liceo della cultura ebraica. Quando si parla di radici giudaico cristiane dell’Europa non e’ che è stato un riconoscimento, come posso dire, forzoso. È un riconoscimento di ciò che è nel passato, quindi un sedimentarsi nel corso dei secoli, di quelli che erano i principi, diciamo sia religiosi, ma anche etici e morali, che venivano poi applicati a quella che è la vita di tutti i giorni. La tradizione ebraica è una delle tradizioni delle grandi religioni che ha permeato anche la vita concreta delle persone. Perché c’è molto di concretezza in questo, dalla disciplina, diciamo di quelli che sono i rapporti tra vicini alla disciplina giuridica, di come gestire i processi, di come gestire le costruzioni. C’è un proliferare di studi, di applicazioni, di ricerche che poi sono stati anche applicati nella vita, ripeto, del mondo occidentale”.

 

Come Presidente della Fondazione Museo della Shoah di Roma, quali sono le iniziative?

 

“Ovviamente si continua a lavorare, il lavoro è estremamente intenso perché cerchiamo oltretutto di dare delle risposte alle domande che ci arrivano dalle migliaia di studenti, di professori, di visitatori che abbiamo alla Casina dei Vallati. Quindi già questo primo riferimento. Parliamo di Largo 16 ottobre, un luogo commemorativo già nella propria definizione. Siamo nel pieno centro di Roma, nell’ex ghetto. Abbiamo delle mostre temporanee, ma durano all’incirca 12 mesi, più o meno. E stiamo lavorando su una mostra importante che verrà inaugurata a fine gennaio, probabilmente 23 o 24. perché è l’ottantesimo della liberazione del campo di Aushwitz’ “

 

a cura di Claudia Conte